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venerdì 31 agosto 2012

Il maestro della Parola che ci ha parlato di Gesù


Adesso che anche l’ultimo Patriarca della fede se ne è andato a fare compagnia al suo Dio, la Chiesa e società italiane dovranno interrogarsi seriamente sull’enorme vuoto etico e umano lasciato da Carlo Maria Martini. L’esempio di fede, una ricerca intellettuale e spirituale sempre sobria e dialogica con l’Altro, chiunque esso sia, ateo agnostico o di religione diversa, il sorriso della Parola sacra annunciata come lieta notizia, il senso di una vita pastorale lontana dai “segni” del potere e dall’arroganza del potere, tutto ciò è già Storia, oltre le pagine dei giornali. Una storia che nessuno potrà mai cancellare, e che spazza via, anche in un giorno di tristezza come questo, qualsiasi predisposizione d’animo a vedere solo la debolezza e i limiti di alcuni scandali che hanno caratterizzato negli ultimi tempi la casa di Pietro. Oggi la bellezza del lieto annuncio celebra la sua vittoria sulla morte.
La Chiesa di Dio non è “anche” la Chiesa di Carlo Maria Martini. È, e non potrebbe essere altrimenti, solo la Chiesa sposa del Cristo. Quel Gesù conosciuto dalle scritture sacre di Bibbia che indica a tutti le ragioni di una buona speranza. Oltre le discussioni accademiche e teologiche. Carlo Maria Martini ci ha fatto conoscere il Gesù-uomo come via principale per arrivare al Gesù-Dio e non c’è stato un solo giorno in cui, con la sua vita, non abbia messo in pratica questo suggerimento.
La Parola sminuzzata, spiegata, assaggiata, cosparsa di miele e aromi, è divenuta nel tempo del suo episcopato milanese e poi nel cielo stellato di Gerusalemme, godimento dell’anima. Godere della Parola di Dio: il piccolo miracolo del dialogo tra Dio e uomo, destinato più che alle grandi piazze ai minuscoli mutamenti individuali dell’animo umano, si è avverato per chissà quante persone, specie per i giovani di allora che accorrevano in tanti alle sue omelie e incontri pubblici.
Mancherà a ognuno di noi. I libri, le sue lezioni, mettevano i brividi. Davano piacere. Dal canto suo, e forse non ce ne eravamo accorti, è come se già indicasse in anticipo quel paradiso che un giorno ci attenderà, e che lui, il maestro Martini, sta già gustando ora, felice e contento, in compagnia del suo Gesù.

sabato 4 agosto 2012

I corni alpini e l'Alpe di Siusi

Da qualche giorno sono nascosto sulle Alpe di Siusi. Un autentico paradiso terrestre, il più grande altipiano d'Europa che gli altoatesini si tengono ben stretto con le loro regole di eco sostenibilità e rigore nei confronti del turismo di massa. Qui sono vietate le automobili, si vive davvero a passo d'uomo, le malghe si trasformano rapidamente in centri welness, anche a duemila metri, il cibo negli alberghi spesso internazionale (peccato, ero ben disposto per il vero sapore di terra sudtirolese), il latte, con tutte le mucche a pascolare, dovrebbe essere eccezionale se non che ogni giorno un autobotte di una nota azienda del settore viene a prelevarlo per riportarlo a valle... scremando, pastorizzando. Insomma, tanto bene comune e anche tanti bei soldi. Bella accoppiata.
C'è anche la musica, regina delle valli. Quattro corni alpini hanno regalato in alta quota note celestiali al ritmo di grappini, birra e canederli. Sarà una mia fissa, ma penso che, insieme ai tamburi, il sax di giuntelliana memoria, le cornamuse celtiche e il nay mediorientale, anche i corni alpini meritino un posto nel paradiso che ci attenderà. Si, c'è anche il violoncello di Mario Brunello nel paradiso terrestre della foresta di Paneveggio e non abbiamo dubbi che lo stupendo suono del violoncello, costruito proprio con il legno degli abeti di Paneveggio, sia di grazia tra i lembi di cielo dove Dio ha casa. Ma ci piace pensare che anche i corni alpini trovino posto nella musica del cielo.
L'anima c'è, il vino non manca, il freddo pure. Ecco perché l'Alpe di Siusi vale una visita. Terrestre e divina.