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domenica 12 gennaio 2014

I nuovi cardinali di Papa Francesco

Possiamo immaginare lo stupore di mons. Loris Capovilla, un novantottenne arzillo e dalla battuta sempre pronta, quando dall'altro capo della cornetta del telefono la voce di Francesco gli annunciava la nomina a cardinale. E immaginiamo anche la soddisfazione interiore di don Loris ad apprenderla: giustizia è fatta, avrà detto. E sì, perché Loris Capovilla, segretario storico di Giovanni XXIII e ideatore con lui del Concilio Vaticano II, "quel" Concilio Vaticano II, ha vissuto una stagione bellissima della Chiesa, carica di profezia, ma anche ha sofferto personalmente per aver incarnato quella stagione e quelle idee. Fu inviato vescovo a Chieti, e cacciato dalla città abruzzese ben presto per aver sgridato in un'omelia del venerdì santo i due intoccabili politici d'Abruzzo, Gaspari e Natali. Secondo le norme concordatarie di allora il governo italiano si fece sentire, e naturalmente il Vaticano fu costretto a rimuoverlo, promuovendolo ad altra ufficio più rappresentativo. Di li a seguire, don Loris è rimasto quello che è sempre stato: libero pensatore, appassionato della buona notizia, amante della Chiesa della profezia, in compagnia a un altro della sua stessa risma, quel Luigi Bettazzi che da Ivrea ancora oggi non rinuncia alla sua parola liberante e coraggiosa. Messi in ombra dai regnanti successivi al Concilio, sia in curia che nell'episcopato italiano.
Una scelta, certo onorifica per via dell'età, quella del cardinalato a don Loris, ma assai importante per quello che significa. Francesco oggi premia l'uomo-macchina di Giovanni XXIII, premia il Concilio Vaticano II.
Una rivoluzione, nella compagnia dei 16 cardinali scelti da Francesco. Torino e Venezia restano ancora fuori, non si era mai visto. Le correnti cardinalizie e i giochi di potere non contano più. E insieme all'ottimo Parolin, Stella e Baldisserri, viene fuori il vescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, l'outsider. Al di là della personalità di vescovo e uomo, da tutti stimato e apprezzato, non può rimanere in silenzio il fatto che Bassetti, in passato, è stato il rettore del seminario maggiore di Firenze e poi il suo vicario generale, posto che di solito prefigura una carriera ecclesiastica di livello magari nella sua stessa città di origine. Non è andata così, fino a oggi, per l'obbediente Bassetti, che è stato prima vescovo di Massa Marittima, Arezzo e infine di Perugia. Oggi, con questa nomina, Francesco rende chiaro a tutti, nel caso c'è ne fosse bisogno, che una certa politica ecclesiastica tutta italiana che ha governato la Santa Sede e la Cei negli ultimi decenni non è più gradita dal papa. O meglio, è sorpassata dai fatti. A questo punto è chiaro chi sarà il prossimo presidente della Cei, appena mons. Nunzio Galantino, fresco segretario generale della stessa Cei, avrà finito di lavorare alla riforma voluta da Francesco.
Aria nuova, insomma. Nuovissima. Tra i cardinali stranieri, c'è don Felipe del Burkina Faso che è un prete collegato alla fraternità Jesus Caritas di Charles di Foucauld. 
Siamo di fronte a una rivoluzione. Francesco non guarda in faccia a nessuno. Procede per la sua strada.
Uomini nuovi e preti appassionati di vangelo stanno affacciandosi oggi nell'orizzonte ecclesiale. Non sappiamo ancora quanto le riforme invocate da Francesco avranno effetto. Ma una cosa è sicura: se continuerà così, con Francesco ne vedremo delle belle. 
Una politica ecclesiastica che ha governato la Chiesa per circa trenta anni sta per andare in soffitta. Era ora.

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